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Immagine del redattoreSalvatore Maurizio Sessa

20. La paura della riconciliazione. Il costo e il dono della comunione ritrovata

Se la pace può far paura a nazioni in conflitto, perché non si vuole rinunciare alla propria idea di “giustizia”, tanto più può essere ritenuto inaccettabile a livello relazionale pervenire alla riconciliazione, se predomina solo la voglia di rivalsa o il perdurare di un mero interesse personale. Tuttavia, se non si è disposti a pagare un prezzo per la pace, non rimane se non la devastazione della guerra o l’amarezza mortifera di un cuore indurito nell’odio.


“La riconciliazione […] si realizza quando il perdono è insieme accordato (dalla vittima) ed è ricevuto (dall'offensore). È il momento dell'incontro, quando i due che erano in conflitto e si opponevano nelle parole e negli atti, ritrovano la concordia della verità e sono entrambi artefici dell'atto di giustizia.


Nel Primo Testamento sono piuttosto rari i casi narrati in cui un uomo ha saggezza e bontà sufficienti per introdurre nella dinamica dei rapporti societari la logica della riconciliazione. Ciò è un segno che si tratta di una realizzazione difficile. Nel Nuovo Testamento, questa prospettiva è additata da Gesù come la realtà che definisce la sua missione tra gli uomini (cf. Mt 9,12-13), e la medesima via è suggerita ai suoi come impegno di realizzazione del regno di Dio ( cf. Mt 18,15-18)” (P. Bovati, Vie della giustizia secondo la Bibbia).


La comunione ritrovata, dono possibile per mezzo dello Spirito, è vera fonte di gioia. Ma cosa siamo disposti a perdere per averla?




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