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Scuola Biblica delle Stimmate

Giubileo 2025

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Davanti a LUI

Incontri (e scontri) 

che ravvivano la Speranza

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Ci sono incontri che cambiano la vita.

Che aprono alla Speranza.

Che riaprono orizzonti e rimettono in cammino.

Ma anche scontri che non sono da meno, perchè vorrebbero solo che noi ci aprissimo a una Speranza più grande.

Più grande delle nostre ristrette aspettative.

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Gesù è questa Speranza che nei Vangeli cerca, aspetta e chiama ciascuno di noi. Ammesso che sappiamo riconoscerci in tutte quelle persone che l'hanno incontrato.

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PROGRAMMA
(in via di definizione)

 

1. Gesù e Giuda, il traditore tradito

 

Con l'audiodramma scritto da Lucy Gannon per la BBC Radio 4 (Judas), LA PASSIONE DI GIUDA, realizzato live in cinque episodi arricchiti dal commento biblico di p. Salvatore Maurizio Sessa, vivremo l'intero cammino quaresimale come una grande purificazione della speranza. Il dramma di Giuda infatti si può leggere come l’esperienza del conflitto tra vera e falsa speranza, tra una speranza puramente umana e una speranza aperta verso l'orizzonte divino, tra la speranza dell'uomo nei confronti di Dio e la  speranza di Dio nei confronti dell'uomo.

 

Sabato 15 Marzo ore 21. Episodio 1: VOI MI GIUDICATE?

Sabato 22 Marzo ore 21. Episodio 2: IL TEMPO DEL DUBBIO

Sabato 29 Marzo ore 21. Episodio 3: UNO SPRECO INACCETTABILE

Sabato 5 Aprile ore 21. Episodio 4: AMICO, PER QUESTO SEI QUI?

Sabato 12 Aprile ore 21. Episodio 5: TROPPO TARDI?

 

 

 

2. Gesù e Zaccheo, l’irrecuperabile (Lc 19,1-10)
“Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare
ciò che era perduto”

 

Con Salvatore Maurizio Sessa, biblista

 

Mar 25 marzo ore 20

 

 

3. Gesù e i poveri cristi
 

«I poveri sono la Chiesa» - La figura e le intuizioni
di P. Joseph Wresinski per una Chiesa in ‘sinodo’ permanente.

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Dialogo fra Sr. Nathalie Becquart, Sottosegretario, Segreteria Generale del Sinodo; P. Etienne Grieu, Rettore Centre Sèvres di Parigi; Sergio Massironi, Direttore ricerca internazionale "Fare teologia dalle periferie esistenziali”.
Conclusioni di Germano Marani SJ.

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Mar 1 aprile ore 20

 

 

4. Gesù e Nicodemo,
il professore bocciato (Gv 3,1-21)

 

“Tu sei maestro d’Israele e non sai queste cose?”

 

Con Benedetto Rossi, biblista

 

Mar 8 aprile ore 20

 

 

5. Gesù e Pilato,
opposti poteri, opposte speranze (Gv 18,28-19,22)


“Dunque tu sei re?”

 

Con Salvatore Maurizio Sessa, biblista

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Mar 15 aprile ore 20

 

 

6. Gesù e i due disperati di Emmaus (Lc 24,13-35)


“Di che cosa stavate discutendo lungo la strada?”

 

Con Luca Mazzinghi, biblista

 

Mar 29 aprile ore 20

 

 

7. Gesù e la Maddalena,
un cuore spezzato (Gv 20,1-18)


“Donna, perché piangi? Chi cerchi?”

 

Con Benedetto Rossi, biblista

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Mar 6 maggio ore 20

 

 

8. Gesù e Pietro, un Satana per amico (Mt 16,13-28)


“Signore, questo non ti accadrà mai!”

 

Con Salvatore Maurizio Sessa, biblista

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Mar 13 maggio ore 20

 

 

 

9. Gesù e la samaritana, in attesa del settimo uomo (Gv 4,4-42)

“Vai a chiamare tuo marito e poi torna qui”

 

Con Benedetto Rossi, biblista

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Mar 20 maggio ore 20

 

 

10. Gesù e Paolo,
il cambiamento più difficile (At 9,1-31; 22;
26)


“Io sono Gesù il Nazareno, che tu perséguiti”

 

Con Salvatore Maurizio Sessa, biblista

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Mar 27 maggio ore 20

 

 

11. Gesù e Bartimeo, il caso umano (Mc 10,46-52)


“Coraggio! Àlzati, ti chiama!”

 

Con Salvatore Maurizio Sessa, biblista

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Mar 3 giugno ore 20

 

 

12. Gesù e la peccatrice,
silenzi e cattivi pensieri (Lc 7,36-50)


“Vedi questa donna?”

 

Con Salvatore Maurizio Sessa, biblista

 

Mar 10 giugno ore 20

 

 

13. Gesù e l’emorroissa,
un limite insuperabile (Mc 5,24b-34)


“Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata”

 

Con Salvatore Maurizio Sessa, biblista

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Mar 17 giugno ore 20

 

 

Ritiro spirituale a La Verna: 27-29 giugno

"Sei Tu la mia speranza" (Sal 71,5)

1 In te, Signore, mi sono rifugiato, mai sarò deluso.
2 Per la tua giustizia, liberami e difendimi, tendi a me il tuo orecchio e salvami.
3 Sii tu la mia roccia, una dimora sempre accessibile; hai deciso di darmi salvezza: davvero mia rupe e mia fortezza tu sei!
4 Mio Dio, liberami dalle mani del malvagio, dal pugno dell'uomo violento e perverso.
5 Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza.
6 Su di te mi appoggiai fin dal grembo materno, dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno: a te la mia lode senza fine.
7 Per molti ero un prodigio, ma eri tu il mio rifugio sicuro.
8 Della tua lode è piena la mia bocca: tutto il giorno canto il tuo splendore.
9 Non gettarmi via nel tempo della vecchiaia, non abbandonarmi quando declinano le mie forze.
10 Contro di me parlano i miei nemici, coloro che mi spiano congiurano insieme
11 e dicono: «Dio lo ha abbandonato, inseguitelo, prendetelo: nessuno lo libera!».
12 O Dio, da me non stare lontano: Dio mio, vieni presto in mio aiuto.
13 Siano svergognati e annientati quanti mi accusano, siano coperti di insulti e d'infamia quanti cercano la mia rovina.
14 Io, invece, continuo a sperare; moltiplicherò le tue lodi.
15 La mia bocca racconterà la tua giustizia, ogni giorno la tua salvezza, che io non so misurare.
16 Verrò a cantare le imprese del Signore Dio: farò memoria della tua giustizia, di te solo.
17 Fin dalla giovinezza, o Dio, mi hai istruito e oggi ancora proclamo le tue meraviglie.
18 Venuta la vecchiaia e i capelli bianchi, o Dio, non abbandonarmi, fino a che io annunci la tua potenza, a tutte le generazioni le tue imprese.
19 La tua giustizia, Dio, è alta come il cielo. Tu hai fatto cose grandi: chi è come te, o Dio?
20 Molte angosce e sventure mi hai fatto vedere: tu mi darai ancora vita, mi farai risalire dagli abissi della terra,
21 accrescerai il mio onore e tornerai a consolarmi.
22 Allora io ti renderò grazie al suono dell'arpa, per la tua fedeltà, o mio Dio, a te canterò sulla cetra, o Santo d'Israele.
23 Cantando le tue lodi esulteranno le mie labbra e la mia vita, che tu hai riscattato.
24 Allora la mia lingua tutto il giorno mediterà la tua giustizia. Sì, saranno svergognati e confusi quelli che cercano la mia rovina.

 

 

Tu sei, sei stato e quindi sarai la mia speranza. Dal qui e ora del tempo presente tutte le fasi della vita, racchiuse dalle estremità più fragili dell’esistenza, giovinezza e anzianità, sono abbracciate da questa folgorante espressione di fede incastonata nella prima parte del Salmo 71. Sono parole capaci di salvare in extremis da qualsiasi disperazione, di farci oltrepassare qualsiasi muro nero di paura, di strapparci dalle paludi dell’angoscia che vorrebbero trattenere e inabissare la nostra vita.

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La preghiera del salmista ci viene incontro raccogliendo l’esperienza di generazioni di credenti, perché quelle stesse parole già seminate dallo Spirito nei nostri cuori ritrovino forza, articolazione, energia. Perché possiamo riconoscerle anche nostre. Come una lingua che in realtà già si conosceva ma non sapevamo più parlare, ecco che la stessa confessione di fede affiora nuovamente anche dalle nostre labbra sgorgando dal cuore. Volessimo sentire l’eco originale dell’espressione ebraica del versetto 5 potremmo dire in modo ancora più sintetico ed efficace: “Perché tu la mia speranza”. Ti lodo, ti supplico, ti prego di liberarmi, o Signore, perché tu (sei) la mia speranza: lo sei ora, lo sei stato ieri, lo sarai domani e per tutta la vita. Tale certezza è capace di fondare e far riscoprire il senso di tutta una storia, con le sue luci e le sue pagine oscure, e rende capaci di affrontare ciò che manca al compimento della nostra storia, dovessimo passare per il fuoco o l’acqua (cf. Sal 66,12), per prove dure ma mai superiori alle nostre forze corroborate dalla sua grazia (cf. 1Cor 10,13).

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Ecco allora che l’orante ricorda la sua giovinezza (v. 5: “Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin dalla mia giovinezza”), anzi guarda ancora più indietro, ripensa alla sua origine germinale nel grembo della madre (v. 6: Su di te mi appoggiai fi

n dal grembo materno, dal seno di mia madre sei tu il mio sostegno: a te la mia lode senza fine”): un tempo di fragilità estrema, dove la precarietà della vita nascente ha prodigiosamente trovato un rifugio sicuro dentro e fuori l’abbraccio materno (cf. v. 7). Ma in realtà ora capiamo che era Lui, il Signore, la roccia di salvezza, la dimora accogliente, la fortezza inespugnabile (cf. v. 3). E adesso?

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Ogni fase dell’esistenza conosce la sua debolezza e nuove minacce, nuovi pericoli e nuovi ostacoli da affrontare. Nel salmo la voce di colui che prega è quella di chi ormai è anziano, ma sente che la sua missione non è ancora compiuta: deve annunciare alle nuove generazione le Sue meraviglie (cf. vv. 17-18). Sperimentando tuttavia il venire meno delle forze, si ritrova ancora inerme e bisognoso di amore e protezione, proprio come quando era bambino. Ma se Dio ha presieduto al miracolo delle origini, se ci ha intessuto nel seno di nostra madre e ci ha formato come un prodigio (cf. Sal 139,13-14), la certezza è che Egli sarà al nostro fianco anche nel momento in cui presagiamo la fine, anche quella simbolica di ogni esperienza di impotenza.

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In tali momenti, paradossalmente, si fa presente la verità dell’essere umano, fatto di polvere ma abitato dal soffio divino (cf. Gen 2,7). Se ci fa paura la fine, sappiamo però che Dio ha già compiuto in noi la sua promessa di vita: nel grembo materno eravamo figli che ancora non si potevano vedere né toccare, ma fin da allora siamo stati percepiti dai nostri genitori come speranza di un frutto maturo che poi la nascita ha realizzato e reso visibile. Dio è presente nella fragilità di ogni inizio, e per questo l’ultima parola sulla nostra vita non sarà mai quella della fine e del nonsenso. Ci sarà in Lui solo un nuovo inizio, se glielo permettiamo.

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Quanto mi ha aiutato tale consapevolezza nel mio servizio pastorale! Sapere che la nostra speranza non sono ideologie, cose, sicurezze, nemmeno quanto di bello, vero e buono possiamo sperimentare in questa vita, nemmeno le persone più care. Esse non sono la  Speranza, ma la rendono presente, ne sono un riflesso, e ci rimandano oltre se stesse per incontrare un Volto, per entrare in relazione con il Vivente, per divenire in Lui, Figli nel figlio. Grazie a questi segni profetici anche noi possiamo alzare lo sguardo e dire al Signore: “Tu sei la mia Speranza!”.

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Questo mi ha insegnato, soprattutto con i giovani, a non disprezzare mai la piccolezza e la fragilità, a vedere profeticamente le potenzialità di ogni piccolo seme di senapa, a presagire e già ammirare la possibilità e lo splendore del compimento. E so che tale luce è un invito continuo a prendermi cura di questi delicatissimi processi di crescita. Forse perché ho capito che quella frase, “tu sei la mia speranza”, è stato per primo il Signore a pronunciarla guardando me e te, guardando ciascuno di noi. Noi siamo la speranza di Dio, questa fragilità di cui Lui si prende cura e con infinita pazienza vuole portare al pieno compimento secondo il suo disegno. Sentirsi guardati così, cambia lo sguardo, e dove prima vedevi solo macerie, scorgi la possibilità di costruire qualcosa di nuovo, dove sentivi note stonate, adesso credi alla promessa di nuove armonie di comunione fraterna. E ti rimbocchi le maniche: perché la speranza riconsegna anche a te una meravigliosa missione da svolgere.

 

P. Salvatore Maurizio Sessa

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